Lettura della nomina da parte dell'Arcivescovo


Il discorso del nuovo Arcivescovo di Matera
 

Carissimi, mercoledì scorso, il Nunzio Apostolico, Mons. Bernardini Adriano, mi ha telefonato convocandomi a Roma per venerdì 05 alle h. 15.00. La sera prima di partire avevo la febbre a 39. Mi sono fatto accompagnare: non ero in grado di andare da solo. Un viaggio lungo. Arrivati a Sibari siamo dovuti tornare indietro a causa della neve per andare verso Bari, prendere la Napoli – Canosa e rimetterci sulla Caserta Roma. Inconsapevole della destinazione dove Papa Francesco mi stava inviando ho attraversato il territorio di buona parte dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina.

Solo quando Mons. Bernardini mi ha comunicato la destinazione ho letto il tutto come provvidenziale.

Sento di ringraziare il Signore che continua a guardarmi con benevolenza, fidandosi di me, nonostante i miei limiti e fragilità. Lo dico sinceramente. Ha avuto e continua ad avere misericordia di me. Mi ha preparato a questo momento “abituandomi” in questi mesi all’obbedienza. Avevo già detto il mio “Si” incondizionato all’Arcivescovo Mons. Domenico Graziani, quando, all’inizio del dicembre scorso, mi chiese di venire, come parroco, in questa Basilica Cattedrale. Mi stavo preparando con la preghiera e chiedendo preghiera, per arrivare a servire questa comunità parrocchiale. Ma i progetti di Dio, evidentemente, erano diversi.

Ringrazio, il Santo Padre, Papa Francesco, che ha voluto affidarmi il gregge dell’Arcidiocesi di Matera – Irsina, che, nonostante la trepidazione e la paura di non essere all’altezza, amo pur non conoscendolo. E’ la Sposa che Dio mi sta donando. E ciò che Dio dona si ama senza riserve e senza ma! A lui la mia filiale obbedienza e la mia preghiera.

Ringrazio il nostro amato Arcivescovo, Mons. Domenico Graziani. Eccellenza, la ringrazio di cuore. E’ stato mio superiore in Seminario, mio professore al teologico di Catanzaro, mio confratello nel sacerdozio, mio Vescovo. La ringrazio perché nei miei confronti ha avuto sempre una particolare attenzione fino a volermi più vicino a Lei, come Vicario Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata. Il Signore La benedica e l’aiuti nel suo non semplice lavoro pastorale in questa nostra amata Chiesa di Crotone – S. Severina. Stando più vicino a Lei mi son reso conto della non facile missione a guidare una Chiesa. La ringrazio per l’amore e la passione che ci mette in tutto quello che sta portando avanti. Avrò bisogno del suo aiuto e dei suoi consigli che accetterò volentieri, come conviene nello stile della comunione e della fraternità.

Ringrazio Mons. Luigi Cantafora, che oggi mi onora con la sua presenza. Quando sono entrato in seminario, insieme a Don Tonino Staglianò (ha tre anni meno di me) fummo accolti da Mons. Peppino Morrone (iniziava il suo lungo ministero come Rettore ed io sono stato il suo primo prete. Caro Monsignore so che sei contento perché due tuoi seminaristi sono vescovi e per giunta tuoi compaesani) e dal giovane e ruspante (appena ordinato prete) don Gino. L’ho sempre sentito vicino e mi ha aiutato, negli anni di vita sacerdotale, a capire l’importanza della comunione con i confratelli. A lui, in parte, mi sono ispirato come parroco inesperto nel vasto territorio di Tufolo-Bernabò-Farina, landa di ululati solitari. Grazie Don Gino. In tutti questi anni, anche da Lamezia, mi hai sempre manifestato stima e apprezzamento.

Ringrazio Mons. Tonino Staglianò. Compagno di viaggio da sempre. Siamo cresciuti insieme in tutto. Io più grandicello, spesso dovevo tirarlo fuori dai guai nei quali si andava a cacciare. Abbiamo passato, soprattutto d’estate e durante le vacanze, tutto il nostro tempo insieme. A un certo punto è arrivato anche Don Fortunato Morrone: siamo diventati il “trio d’Isola”. Quante esperienze! Quante litigate! Con Don Tonino, da giovane, era impossibile non litigare. Ma poi sempre insieme. Il guaio che lui voleva avere sempre ragione! Lo ringrazio perché mi ha sempre aiutato e sostenuto. Devo dire un’amicizia che si è andata consolidando in una fraternità inimmaginabile. E questo grazie a Don Riccardo Alfieri che nel nostro itinerario ci fece capire che la nostra prima casa era la casa parrocchiale. Si può dire che con la famiglia rosminiana facevamo tutto insieme. Don Tonino, Don Fortunato, io e qualche altro a meditare Bonheffer! Non vi dico che allegria! Però lo facevamo. E tutti i giorni pregavamo insieme e a turno ci dettavamo anche le meditazioni. Grazie, padre. Ancora oggi, la chiamiamo così.

Grazie a Mons. Giancarlo Maria Bregantini. Abbiamo vissuto insieme diversi anni lavorando e amando questa città. Una pastorale che andava fuori dalle sacrestie e che scendeva nel sociale, soprattutto nel mondo del lavoro. Tante lotte, tante manifestazioni, tanta solidarietà. Lui venuto dal Nord, divenuto uomo del Sud come noi e più di noi. L’ho sempre ammirato e lo ringrazio per la sua testimonianza di prete e di vescovo. Mi volle nella Diocesi di Locri a predicare prima gli esercizi spirituali al clero e poi il ritiro mensile per un anno intero. Grazie, don Giancarlo.

Un grazie particolare va anche a Mons. Andrea Mugione. Da subito mi ha chiesto di collaborare con lui. Da subito mi ha affidato ruoli importanti. Da subito ha avuto fiducia in me. In questi anni ( da quando è stato trasferito a Benevento, siamo rimasti sempre in contatto), mi ha incoraggiato nei momenti di difficoltà e illuminato con i suoi consigli. Per me è stato e rimane un padre che con molta discrezione e semplicità, nel silenzio, è stato capace di osservare tutto, mostrandosi concretamente al momento opportuno. Grazie, padre.

Un grazie speciale a voi tutti confratelli nel ministero sacerdotale e a voi diaconi. Vi ringrazio. Vi ho sempre sentiti vicini. Abbiamo “fatto” presbiterio e ci siamo ritrovati uniti nei momenti importanti. Ognuno di voi ha contribuito ad illuminare questi anni meravigliosi di ministero presbiterale. Ho pregato sempre per ognuno di voi, continuerò a farlo anche da Matera. Ho bisogno della vostra benedizione. Se con qualcuno ho mancato di carità, chiedo umilmente perdono.

Un grazie va anche alla vira religiosa e consacrata e alle monache del Carmelo di Capo Colonna. Si, grazie per la vostra presenza preziosa e significativa nella nostra Arcidiocesi. Grazie per la vostra preghiera e il vostro amore incondizionato alla Chiesa. Una presenza, la vostra, apprezzata e fondamentale. Continuate a pregare per me.

Permettetemi di ringraziare l’intera Chiesa di Crotone – S. Severina, e le diverse realtà ecclesiali. Sono figlio di questa Chiesa che porterò con me, nel mio cuore e invocherò ogni benedizione sulle vostre famiglie, le vostre comunità di appartenenza.

Alla comunità parrocchiale di S. Paolo. Solo poche parole. Vi ho amato con tutto me stesso, continuerò ad amarvi sempre. Grazie per quanto mi avete dato. Sono cresciuto con voi, sono stato il vostro parroco per trenta anni. Anche se non potrò più benedirvi uno per uno al termine della messa, sappiate che voi siete la mia consolazione, la lettera che Dio ha scritto in questi anni. Grazie.

Il 10 ottobre 1981, in questa basilica cattedrale, Mons. Giuseppe Agostino, mi ordinava presbitero. In questa stessa chiesa riposano le sue spoglie mortali. Spero di sostare in silenzio davanti alla sua tomba. Grazie, Padre. Ricordo ancora, quando mi disse: “Devo erigere una nuova parrocchia. Ho pensato di mandarti insieme a Don Pietro Pontieri, che sarà il parroco. Un giorno sarà la porta della città di Crotone”. Aveva visto giusto. Dopo il suo trasferimento a Cosenza ho continuato a lavorare insieme a lui: delegato vescovile per la liturgia, e io Direttore dell’Ufficio Liturgico Regionale. Partivo da Crotone, andavo a prenderlo a Cosenza, scendevamo a Lamezia per l’incontro e di nuovo il giro al contrario. Grazie Eccellenza per il suo illuminato e profetico ministero episcopale nella nostra Chiesa locale prima e in quella di Cosenza Bisignano poi. Preghi per me.

Un pensiero, per l’amata sposa di Matera – Irsina. Come ho scritto nella lettera già inviata, Vengo in mezzo a voi, come pastore, per stare in mezzo al gregge guidandolo, secondo il ministero che mi compete, ammaestrandolo, ma soprattutto amandolo e condividendo quell’umano che si manifesta nella quotidianità. Sì, voglio stare in mezzo a voi come colui che serve. Desidero farlo con la consapevolezza e nello spirito dell’Evangelii Gaudium, guardando alle periferie esistenziali, come Papa Francesco insistentemente ci insegna.

Nell’attesa di incontrarvi, venire in mezzo a voi, conoscervi e operare con voi, contemplo il dolce volto della Madonna Greca prima, della Madonna di Capo Colonna fino ad oggi, della Madonna della Bruna da questo momento in poi, che con la sua mano, come una freccia, ci indica la Via da seguire, il Figlio, Gesù, benedicente. A lei particolarmente affido il mio ministero episcopale e la nostra Arcidiocesi. Invoco i santi protettori S. Eufemia, martire, S. Francesco da Paola (patrono della Calabria). La loro testimonianza e la loro missione nella Chiesa e nel mondo hanno fermato le fauci dei leoni e calmato le acque del mare, attraversandole.

Concludo ringraziando la mia famiglia. Siamo cresciuti insieme come una pigna. Uniti nella gioia e nel dolore. Questo giorno, 12 febbraio, da 24 anni ha segnato la nostra storia. Il mio pensiero va a papà Paolo e mamma Maria. I miei santi protettori. Ieri ho sostato a lungo al cimitero di Isola davanti alla loro tomba. Al Nunzio avevo chiesto di poter dare l’annuncio prima dell’inizio della Quaresima. Mi disse che era possibile. Domani le telefono e le farò sapere. Mentre scendevo verso Crotone ho ricevuto la telefona che mi diceva: l’annuncio sarà fatto venerdì prossimo. Lì per lì non ci ho pensato. Dopo circa un’ora mi son reso conto che venerdì corrispondeva al 12 febbraio. E il 12 febbraio del 1992 verso mezzogiorno mia mamma nasceva alla vita eterna. Che coincidenza!

Vi abbraccio tutti e vi benedico.

Vostro Don Pino, per sempre.

 

SALUTO NEL GIORNO DELL’ANNUNCIO

12.02.2016