TESTAMENTO SPIRITUALE DI MONS. GIUSEPPE AGOSTINO
ARCIVESCOVO EMERITO DI COSENZA-BISIGNANO
Lasciando la terra prego:
- In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti – Amen.
- Veni, Domine Jesu (Ap 22,20).
- Miserere mei, Deus.
- Sancta Maria, Mater Dei; Sancta Ioseph, patrone morientium, orate pro me in hore mortis meae.
- Omnes Sancti et Sanctore Dei, intercedete pro me.
Di fronte alla morte:
Cristo Risorto, il Signore, mi fa guardare la morte con serenità. Senza la fede in Lui la morte mi apparirebbe una distrazione, un fallimento (Sap 3,2-8).
La paura della morte è il segno della tristezza di una umanità chiusa in sé stessa, non aperta a Dio, a Colui che è, che era e che viene. (Ap 1,8).
La fede illumina la morte. La morte è la via attraverso la quale viene pienamente il Signore, nella purificazione dell’io terreno.
Perdersi in Dio è ritrovarsi totalmente.
Intendo, così, o Padre, accettare la morte che mi è stata assegnata.
Inserito in Gesù Cristo, nella sua morte gloriosa spero di fare la mia Pasqua definitiva in Lui.
Donami, Signore, di morire in questo spirito e di prepararmi ogni giorno, vivendo in Te, nella morte continua del mio "io", nella purificazione di ciò che è terreno, che non è il definitivo e nel dono di tutto il mio essere.
Tu sai, o Signore, come sono impedito a questa contemplazione della morte. Mi perdo, spesso, nel visibile, nell’immediato e mi ritrovo incapace di assaporare il deserto come attesa della terra promessa.
In hora mortis
Signore, eccomi.
Ho vissuto la Terra, in fondo, con serenità.
È bella la terra, pur se ci fa, spesso, assaporarne l’amarezza.
Si! È bella la terra. Tu l’hai amata, abitata, salvata. L’hai esperimentata. È profezia del cielo.
Grazie, Signore, della vita, grazie, soprattutto del Tuo amore. Ti benedico perché sei buono, grande. Mi hai, sempre, preceduto e cercato. Ma, quante volte io ho giocato con Te, come un bimbo disattento.
Eccomi, ora; mi affido al Tuo cuore, infinitamente più grande della mia miseria.
Mostrami, Signore, nella ora della mia morte l’Eterna Tua misericordia.
Lasciando questa Terra, Signore, mi consegno al Tuo perdono. Misericordia, Signore, perché Tu sei buono. Me lo ha dimostrato, continuamente, in tanti doni sorprendenti e meravigliosi. Io mi sono lasciato stordire, non di rado, di ciò che è illusione. Nella mia morte, lo so, cade tutta la mia opacità. Tu mi apparirai come "sei". Io non merito il Tuo Volto ma Tu sei l’Amore; e, al di là di tutti i miei limiti, accoglimi nelle tue braccia di Padre. "Nelle tue mani, Signore mi consegno" (Lc 23,46).
Lasciando questa terra so di non lasciare ma di trovare la Vita.
La mia esperienza umana e cristiana, per volontà amorosa di Dio, è stata intensa nei suoi doni, pur se povera nella mia risposta.
Nella comunione della Trinità Santissima intendo morire nella comunione della Chiesa e della umanità.
Significo il mio profondo amore ai miei genitori, da tempo defunti, e, nei quali il Signore mi ha mostrato il segno della sua immensa tenerezza.
Mio padre è stato, per me, un nobile modello di vita. Uomo acuto e generoso, amante del lavoro e della famiglia, mi ha insegnato che la paternità vissuta è "donare e soffrire".
La mia mamma ha, sempre, illuminato la mia vita con la sua fede semplice e la sua dolcezza costante.
Mi ha accompagnato, sino alla sua morte, con silenziosa e viva premura, rivelandosi per me l’Angelo che Dio mi ha posto accanto per condurmi alla verità della vita.
Sono grato per il suo affetto alla mia sorella Titina che, da poco, ci ha lasciati per entrare nella definitiva pace di Dio, a mio fratello Tito, uomo serio nella sua modestia, ai miei nipoti ed a tutti i miei parenti.
Nei vincoli del sangue il Signore richiama e rivela il senso della grande famiglia della fede, incontrando Lui che è il Padre.
Benedico il Signore per quanti mi sono stati guide, educatori nella Santa Chiesa: i miei Arcivescovi: monsignor Enrico Montalbetti, monsignor Antonio Lanza, monsignor Giovanni Ferro e, nel breve tempo di amministrazione apostolica, monsignor Demetrio Moscato; i miei parroci al Sacro Cuore ai Ferrovieri: monsignor Domenico Gioffrè e monsignor Antonino Meduri e tutti i miei maestri e guide.
Cito, con molta commozione, il mio Padre spirituale, il santo canonizzato, P. Gaetano Catanoso.
Sento la comunione della fede con la madre Chiesa Reggina, con la mia parrocchia di origine, Sacro Cuore ai Ferrovieri e con le comunità ecclesiali dove sono stato parroco: "l’Immacolata" di Villa San Giovanni e "San Giorgio al Corso" in Reggio Calabria e con i vari spazi ecclesiali nei quali ho servito il Vangelo: la gioventù universitaria cattolica (F.U.C.I), l’azione cattolica, i giuristi cattolici, la pastorale familiare ed il tribunale ecclesiastico diocesano e regionale.
Ho amato nel profondo la Chiesa diocesana di Crotone-S.Severina, inizialmente Chiese distinte pur se, tradizionalmente, unite a quella di Cariati e tra di loro. Sono state queste le prime tre diocesi, unite nella mia persona di Vescovo, dove ho iniziato il mio ministero episcopale.
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ha, poi, voluto che, dopo questi venticinque anni, proseguissi il mio servizio nella Chiesa di Cosenza-Bisignano, chiesa ricca di fermenti e non pochi problemi.
Benedico il Signore per quanti ho incontrato nel mio itinerario umano, cristiano, presbiterale ed episcopale.
Ho cercato, con passione ed affetto, il dialogo con i confratelli Vescovi, in Regione con la Conferenza Episcopale Calabra, con i presbiteri della Chiesa affidatami e con tanti altri della Regione Calabria.
Ho seguito i Diaconi, i religiosi, le religiose, i seminaristi.
Ricordo a Cosenza ed a Crotone l’Ordo Virginum, ed in più, a Cosenza l’Ordo Viduarum, aCrotone il Monastero delle Carmelitane, mio sogno di grazia e di continuo riferimento, a Paola le care Monache Minime, modello di dignità e di silenzio. A tutte queste chiedo preghiera. Come pure la chiedo a quanti il Signore mi ha affidato come direzione spirituale.
Significo profonda comunione ai tanti laici, fratelli e sorelle nella fede che ho incontrato, come presbitero e Vescovo, a Reggio Calabria, a Villa San Giovanni, a Crotone, a S. Severina, a Cariati, a Cosenza ed a Bisignano.
A tutti chiedo preghiere.
Un ricordo particolare, nell’ora della mia morte, ai poveri ed ai sofferenti ed un messaggio di vita e di speranza ai giovani ed ai piccoli.
Il Signore benedica e ricompensi le care Suore della Divina Volontà che sono state, per me, sorelle esemplari e che mi hanno mostrato, nella fedeltà del loro amabile servizio, la testimonianza di amore, verginalmente donato a Cristo ed alla Chiesa.
Una particolare benedizione invoco sui seminaristi e sui loro educatori, in Regione ed in Diocesi.
Lasciando questa terra, assieme al mio grazie a Dio, sento di dire grazie a tutti, particolarmente a S. E. Mons. Salvatore Nunnari, mio successore a Cosenza-Bisignano.
Chiedendo Misericordia al Signore ho da cercare perdono a tutti, per non aver amato "fino in fondo". Per quanto sta a me non ho alcun ricordo negativo su nessuno. Chiedo preghiera, perché in questo atto di comunione, tutto sia purificato nella grande misericordia del Padre.
Intendo morire nella fede cristiana, cattolica, nella comunione con la Chiesa, della quale, per grazia di Dio, sono figlio e per la quale sono stato presbitero e Vescovo.
Ai fratelli ed alle sorelle delle Chiese che ho servito lascio questa memoria: "Cercate sempre il Signore, siate uniti in Lui ed aperti all’uomo ed alla storia".
Rende, Seminario Arcivescovile, 13 settembre 2010.
+ Giuseppe Agostino
Arcivescovo Emerito di Cosenza-Bisignano
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Ultimo aggiornamento: ottobre 2015