SERVIZIO DIOCESANO PER L'EVANGELIZZAZIONE E LA CATECHESI

Direttore: Don Rosario MORRONE

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PROGRAMMA PASTORALE 2016-17

Road Map per la costituzione e l’attività dell’UCD  Triennio 2016-2018  “In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».”
 
 Introduzione Da “ Incontriamo Gesù”. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia. N. 88 << Il servizio dell’Ufficio Catechistico Diocesano (UCD) Se «l’organizzazione della pastorale catechistica ha come punto di riferimento il vescovo e la Diocesi», nessuna chiesa locale può essere priva di un suo ufficio catechistico, i cui compiti principali sono i seguenti:  compiere un’analisi della situazione locale circa l’educazione della fede, mettendo in luce le reali necessità e le risorse presenti nella diocesi in ordine alla prassi catechistica;  elaborare un programma, in stretta connessione con le indicazioni del vescovo, che proponga obiettivi, orientamenti chiari e azioni concrete;  promuovere e formare i catechisti, sostenendo in spirito di sussidiarietà le varie iniziative a livello diocesano, vicariale, parrocchiale;  elaborare in proprio o almeno segnalare alle parrocchie e ai catechisti gli strumenti necessari per il lavoro catechistico: guide sull’utilizzo dei catechismi, direttori, programmi per differenti età, materiali e sussidi vari;  incentivare le istituzioni propriamente catechistiche della diocesi: catecumenato battesimale, catechesi parrocchiale, catechesi di adulti e giovani, gruppo di responsabili di catechesi;  coltivare rapporti di stretta collaborazione con il coordinamento regionale della catechesi e con l’Ufficio Catechistico Nazionale. Sotto l’impulso e la vigilanza del vescovo, spetta all’UCD coordinare il lavoro che porta alla redazione o all’aggiornamento del progetto diocesano di catechesi, inteso come «l’offerta catechistica globale di una Chiesa particolare, che integra, in modo articolato, coerente e coordinato, i diversi processi catechistici proposti dalla diocesi ai destinatari delle differenti età della vita» . A tale scopo si dovrà instaurare una proficua collaborazione con gli organismi incaricati in Diocesi della liturgia, della pastorale familiare, della pastorale giovanile, dei migranti, della carità, della comunicazione. In una prospettiva di pastorale integrata e come sostegno al lavoro delle comunità, tra i compiti principali dell’UCD vi è la formazione dei catechisti e degli evangelizzatori delle parrocchie e delle aggregazioni ecclesiali, nonché l’individuazione e la prima qualificazione dei formatori che potranno collaborare a tale opera di cura iniziale e permanente degli operatori.  Le diverse e delicate funzioni che l’UCD è chiamato ad assumere richiedono un gruppo di persone «veramente esperte»  in materia, il cui perno è il direttore - presbitero, religioso/a, laico/a - nominato dal vescovo, al quale va assicurata la possibilità di una formazione e di un aggiornamento specifici e non saltuari, nonché il mandato di coltivare contatti e legami con il coordinamento regionale e l’Ufficio Catechistico Nazionale. Andranno inoltre stabiliti gli ambiti di studio e di azione pastorale da privilegiare, tenendo conto anzitutto dei tre settori stabilmente istituiti a livello nazionale - apostolato biblico, catecumenato, persone disabili, la cui responsabilità è affidata dal vescovo a persone competenti che collaboreranno col direttore UCD; essi potranno eventualmente essere integrati con altri settori che appaiono rilevanti a seconda delle risorse e delle tipicità locali. Il direttore dell’UCD privilegerà  opportunamente il lavoro di èquipe, così da superare una logica per compartimenti stagni in favore di una modalità di procedere più consona a quello che deve essere un centro propulsore dell’evangelizzazione e della catechesi al servizio del vescovo e della Chiesa locale.
 
La presente proposta vuole rappresentare non già il progetto catechistico diocesano, ma ancor prima una “road map” che possa focalizzare le tappe di un cammino comunitario volto a promuovere e sviluppare un’attenzione permanente nella nostra chiesa diocesana, non tanto al tema della catechesi, ma ad una effettiva “conversione pastorale” che ponga al centro della vita e dell’azione pastorale l’Evangelizzazione, quale centro della missione e dell’identità della Chiesa stessa.  
 
 0. “Fedeltà a Dio e ( è) Fedeltà agli uomini” Passo preliminare di questo lavoro di “ri-conversione” del nostro Ufficio diocesano per la Catechesi e Evangelizzazione, consiste nella ricerca di un principio ispiratore e fondante che possa guidarci in questo percorso, attraverso l’individuazione di criteri di discernimento e di scelta.  Riteniamo che sia opportuno rifarsi all’espressione feconda elaborata dal Beato Papa Paolo VI, nel testo autorevole dell’esortazione post sinodale “Evangelii Nuntiandi” dell’8 Dicembre 1975. A indicare la perenne attualità di questo documento, e il non superamento del principio teologico in esso espresso, è il suo pieno inserimento nella linea del Concilio Vaticano II, che Paolo VI ha voluto sancire nel promulgarlo nel 10 anniversario dell’apertura del Concilio, e che Papa Francesco ha ribadito volendo il Giubileo straordinario proprio come celebrazione e attuazione del Concilio stesso, a 50 anni dall’avvio dell’esperienza sinodale. La Chiesa Universale, come la nostra Chiesa Diocesana, non possono prescindere dalle scelte e dalle prospettive elaborate dal Concilio Vaticano II, superando un vago cosiddetto “spirito del Concilio”, per passare finalmente alla condivisione di un’esperienza di Comunità che Invoca nel suo essere protesa verso l’altro.  “Per dare una risposta valida alle esigenze del Concilio, le quali ci interpellano, è assolutamente necessario metterci di fronte ad un patrimonio di fede che la Chiesa ha il dovere di preservare nella sua purezza intangibile, ma anche di presentare agli uomini del nostro tempo, per quanto possibile, in modo comprensibile e persuasivo. Questa fedeltà a un messaggio, del quale noi siamo i servitori, e alle persone a cui noi dobbiamo trasmetterlo intatto e vivo, è l'asse centrale dell'evangelizzazione.” (Cfr. E.N. 3-4) In una rilettura contemporanea, ciascun battezzato, e per qualità propria ogni Ordinato e Consacrata, non è costituito per insegnare qualcosa, ma è inviato ad imparare che come Chiesa dobbiamo riconoscere il volto di Dio, a volte scomodo, in ogni persona. La gioia del Vangelo, e del nostro servizio a Lui, sta in una doppia fedeltà quotidiana a Dio e alle persone. La strada, che, nell’accezione territoriale come nella forma virtuale, meglio di ogni altra realtà oggi rappresenta questo nostro tempo,  richiede fedeltà e lealtà nel leggere le storie degli uomini e delle donne in carne e ossa, i loro cambiamenti, per poter rispondere ai loro bisogni e ci può insegnare che è possibile cercare Dio per incontrare le persone, ma è anche possibile cercare le persone per incontrare Dio, facendoci stupire dal Dio che passa attraverso la vita degli altri, che si nasconde e si fa trovare dove meno pensiamo, anche in luoghi e volti scomodi e provocatori.
 
 1. Creazione dell’Équipe Diocesana Affinché il principio della “duplice fedeltà” sia realmente criterio decisivo nel servizio ad esso affidato, l’Ufficio Diocesano, procederà all’inizio della sua attività all’istituzione e formazione di un’équipe Diocesana. Tale primaria azione va ad evidenziare la naturala ecclesiale dell’azione evangelizzatrice e catechetica, in quanto, “tutta la comunità cristiana deve sentirsi responsabile di questo servizio” (DGC 219 a). La scelta della composizione vuole essere funzionale alla natura e alla finalità stessa della catechesi, che lo stesso direttorio esplicita al N. 218 << la Diocesi offre a tutti i suoi membri e a tutti quelli che si avvicinano con il desiderio di consegnarsi a Gesù Cristo un processo formativo che permetta di conoscere, celebrare, vivere e annunziare il Vangelo entro il proprio orizzonte culturale.>> Riteniamo pertanto sia opportuno rintracciare nell’ambito della comunità ecclesiale operatori che possano offrire il loro contributo, nella dimensione “dell’essere, del sapere e del saper fare” (DGC 238), nell’ambito dei contenuti biblici (conoscere), della liturgia (celebrare), della carità (vivere), della comunicazione sociale (annunziare), della pedagogia (formare). Non vi deve essere a questo livello preferenza alcuna per rappresentanti del clero o del mondo laicale, ma piuttosto verrà preferito l’apporto che potrà fornire sulla base non solo delle competenze teoriche, ma dell’esperienza personale ed ecclesiale maturata. In tale contesto si specifica anche il ruolo del direttore dell’Ufficio chiamato a coordinare tutti questi ambiti e competenze al servizio dell’annuncio del Vangelo all’interno di una progettazione che rispetti il metodo catechistico  
 
 2. Analisi della situazione sul territorio Una volta costituita l’équipe, attraverso di essa si provvederà ad effettuare una mappatura e una ricognizione di tutte le attività e le criticità riguardanti l’evangelizzazione e la catechesi all’interno del nostro territorio diocesano. Questa tappa si rende indispensabile per una reale fedeltà alla persona che vive questo tempo nella nostra situazione sociale fortemente caratterizzata. Gli studi sociologici interverranno solo in un secondo momento per sintetizzare un quadro rappresentativo della nostra realtà ecclesiale e sociale. Questa fase, della durata di almeno tre mesi, vedrà impegnata l’équipe, non sempre nella sua interezza, nella visita delle singole parrocchie presso le loro sedi, secondo un calendario previamente concordato con i parroci e poi pubblicato sul sito web della nostra diocesi. In questo incontro, attraverso il metodo dell’intervista e della narrazione aperta, ascolteremo gli operatori pastorali, raccogliendo dai loro racconti le buone pratiche già presenti nelle nostre comunità e le problematicità con cui andiamo a confrontarci ogni giorno nella nostra opera di evangelizzazione.  L’intervista, formulata in alcune domande fornite anche in precedenza, andrà a prendere in esame l’esperienza di servizio alla Parola nella sua interezza. Recependo le indicazioni del Magistero e dei Documenti CEI, assumeremo quale modello della catechesi da costruire, e quindi da verificare, le istanze “iniziatiche” ribadite ultimamente dagli “Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia” della CEI dal titolo “Incontriamo Gesù”, edito nel 2014, che offre alla fine di ogni capitolo delle «proposte pastorali» affidate alle diocesi. Lo schema generale andrà a conoscere e verificare: - L’Evangelizzazione L’avventura dell’evangelizzazione è una dimensione originaria nonché originante della Chiesa. Vogliamo descrivere l’azione evangelizzatrice delle comunità cristiana soffermandoci sul “primo annuncio”, rivolto non solo alla “comunità eucaristica” ma anzitutto alle periferie esistenziali, alla società, ai non credenti, ai fratelli di altre religioni o confessioni.  -  Il Rito Iniziazione Cristiana degli Adulti (R.I.C.A.) e l’Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e Ragazzi (I.C.F.R.)
Vogliamo ribadire il primato della formazione cristiana di adulti e giovani. Per tale motivo, da una parte, cercheremo di comprendere quale proposta esiste per coloro che si convertono e chiedono il battesimo in età adulta, spesso provenienti dall’ateismo, dallo gnosticismo pratico, o dal altre confessioni o religioni, dall’altra raccoglieremo informazioni sui diversi percorsi di fede proposti ai cosiddetti “ricominciandi” e i differenti modelli di catechesi per gli adulti esistenti nelle nostre comunità.  In questo ambito si inseriscono anche i percorsi per i fidanzati e le coppie, i corsi pre-matrimoniali, la preparazione al sacramento del battesimo da parte dei genitori. Una parte preponderante di questo dialogo con gli operatori riguarderà l’iniziazione cristiana, quella che comunemente chiamiamo catechismo in preparazione ai sacramenti. Nelle nostre parrocchie occupa spesso un ruolo chiave dell’attività pastorale, con grande dispendio di energie e risorse. Per tale motivo daremo possibilità a tutti di raccontare il loro modo di “fare catechismo”, sapendo che talvolta assume forme particolari e personali. Per rendere il quadro più completo, forniremo provocazioni sull’utilizzo di sussidi, sul rapporto con le famiglie, sul legame dell’incontro catechistico con la liturgia e la carità, sull’integrazione delle attività catechistiche all’interno della parrocchia stessa. - L’ Illuminazione  In questo ambito, che spesso non viene neanche preso in considerazione, vogliamo in modo specifico evidenziare due aspetti nella nostra indagine: 1- come la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, e in genere dei sacramenti, sia collegata alla Pasqua, Evento che esprime non solo la centralità liturgica, ma anche la dimensione Cristocentrica della catechesi; 2- come la solennizzazione della celebrazione comunitaria debba essere integrata con il percorso catechetico in preparazione e specialmente successivo, assumendo autenticamente anche la funzione di riti di passaggio. - La Mistagogia Un’ultima, ma solo in senso cronologico, attenzione verrà posta alla proposta mistagogica ai preadolescenti, agli adolescenti ed ai giovani, caratterizzata da una non scontata continuità con la catechesi per l’Iniziazione cristiana ma anche dalla considerazione della realtà di «nuovi inizi» esistenziali. Un aspetto talvolta determinante per un fruttuoso intervento catechistico, è riflettere su quanto avviene dopo la celebrazione dei sacramenti. In tal modo il tempo della mistagogia si configura quale autentica iniziazione ecclesiale, per fornire occasioni e modelli per una reale costruzione di un’identità cristiana adulta.
 
 3. Discernimento e proposta del Messaggio nella nostra storia I dati raccolti sulle nostre parrocchie attraverso le interviste, verranno sintetizzate e presentate al padre Arcivescovo per essere sottoposte al suo discernimento, unitamente ai suoi diretti collaboratori e agli esperti di cui vorrà avvalersi. Sarà questa una fase decisiva, non solo perché risulterà chiara lo “stato dell’arte” dell’evangelizzazione e della catechesi nella nostra arcidiocesi, ma soprattutto perché l’analisi e la riflessione sulla realtà, dovrà condurre a delle chiare indicazioni verso quali procedere nello sviluppo della progettazione. Riteniamo sia necessario passare attraverso questo momento cruciale proprio del Vescovo, in quanto in tal modo risulterà evidente il primato dello Spirito Santo nell’azione evangelizzatrice, la fedeltà al Messaggio che il Vescovo nella sua diocesi custodisce e trasmette, l’autorevolezza del progetto e del servizio dell’Ufficio stesso che provengono direttamente dal “munus docendi” del Vescovo. Infatti, “Occorre escogitare il metodo pedagogico più appropriato alle circostanze che attraversa la comunità ecclesiale o i destinatari concreti a cui si rivolge la catechesi. Di qui, la necessità di investigare accuratamente e di trovare le vie e i modi che meglio rispondono alle diverse situazioni. Spetta ai Vescovi dare norme più precise in questo campo e applicarle mediante Direttori catechistici, Catechismi per le diverse età e condizioni culturali e con altri mezzi ritenuti più opportuni”. (DGC 119) Il discernimento sarà così utile a configurare un “Vita Nuova in Cristo” da far crescere e formare per il popolo santo di Dio nella nostra Diocesi. In questa elaborazione, potremmo dire, dell’obbiettivo della catechesi, a guidarci saranno “le norme e i criteri per la presentazione del messaggio evangelico della catechesi” (DGC 97). Un possibile schema utile potrebbe essere il seguente: a. Rintracciare le fonti del magistero e della tradizione locale che vadano ad integrare le fonti maggiori. b. Esplicitare il Volto Trinitario di Cristo. c. Dare forma al messaggio di liberazione.  d. Scegliere il modello storico di chiesa che vogliano edificare. e. La ricerca di un’inculturazione nella nostra terra. f. Organizzare l’esposizione della gerarchia delle Verità affinché il Messaggio sia in modo organico e significativo.

 4. Sviluppo del progetto  Dalla corrispondenza tra l’analisi della realtà esistente sul territorio e le istanze frutto del discernimento, scaturisce il modello di progetto di evangelizzazione e catechesi. Il Progetto diocesano di catechesi rappresenta l'offerta catechistica globale di una Chiesa particolare, che integra, in modo articolato, coerente e coordinato, i diversi processi di annuncio e catechistici proposti dalla diocesi ai destinatari delle differenti età della vita. In questo senso il progetto dovrà offrire almeno un duplice servizio: a) Un processo di iniziazione cristiana, unitario e coerente, per bambini, fanciulli, adolescenti e giovani, in intima connessione con i sacramenti dell'iniziazione già ricevuti o da ricevere e correlato con la pastorale dell'educazione. b) Un processo di evangelizzazione verso luoghi e situazioni “periferici” e un percorso di catechesi per adulti, offerto ai cristiani che hanno bisogno di dare fondamento alla loro fede, realizzando o completando l'iniziazione cristiana inaugurata o da inaugurare con il Battesimo. “Il principio organizzatore, che dà coerenza ai diversi processi di catechesi offerti da una Chiesa particolare, è l'attenzione alla catechesi degli adulti”. (DGC 275) Inoltre, seguendo le odierne indicazioni provenienti dalla realtà sociale come dal magistero dei nostri vescovi, in fase di progettazione uno speciale focus verrà posto su alcune dimensioni trasversali. Anzitutto vogliamo ridare soggettività ecclesiale all’azione catechetica, liberandola da una prassi talvolta troppo privatistica o di piccolo gruppo; tutto il processo iniziatico dovrà essere attraversato da uno stato di missione permanente riportando l’azione stessa della Chiesa alla sua natura più profonda che è quella evangelizzatrice; particolare attenzione sarà posta in fase operativa all’età di passaggio, non solo anagrafiche ma anche sociali ed ecclesiali; infine sarà necessario sviluppare la complementarietà quale principio fondamentale, curando i legami tra i soggetti coinvolti e con tutto ciò che riguarda l’educazione della e alla fede e la crescita della persona. “Un’attenzione particolare, ormai consolidata nelle Chiese che vivono in Italia, è svolta dal Settore per la catechesi per le persone disabili. Tutti i cristiani, in virtù del battesimo ricevuto, sono testimoni e annunciatori della fede nella vita quotidiana sia pure nei momenti di difficoltà e nonostante le limitazioni fisiche, intellettive e sensoriali”. (Incontriamo Gesù 56) Per tale ragione la nostra progettazione dovrà tenere in grande considerazione la diffusione e la cura di percorsi catechistici inclusivi per persone che presentano disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, assicurando nel contempo che possano realmente partecipare alla liturgia domenicale e testimoniare, attraverso la loro condizione, il dono e la gioia della fede e l’appartenenza piena alla comunità cristiana In questa fase il progetto sarà elaborato in forma di “strumento di lavoro”, sul quale aprire un confronto arricchente.
 
 5. Partecipazione alla progettazione La bozza di progetto elaborato dall’équipe diocesana dietro indicazione dell’Arcivescovo, verrà fatta oggetto di riflessione comunitaria. In questa fase si vuole rendere partecipe la comunità diocesana attraverso un dialogo che non avrà il solo scopo di far conoscere il progetto, ma soprattutto di raccogliere osservazioni, istanze, proposte e criticità che possano aiutare alla redazione finale di un progetto che sia il più possibile condiviso e aderente ai reali bisogni delle comunità.
La fase di coinvolgimento prevede il passaggio attraverso le rappresentanze delle diverse realtà ecclesiali in diversi livelli. Un possibile iter dovrebbe avere le seguenti tappe: - consiglio presbiterale - ritiro del clero  - consiglio pastorale diocesano - annuale convegno catechistico diocesano - convocazione dei movimenti e delle associazioni ecclesiali - annuale assemblea diocesana.
 
 6. Decretazione “ad experimentum” I contributi raccolti nella fase di lavoro comune sulla bozza di progetto, saranno utili alla redazione definitiva del progetto dal parte dell’équipe, che in questa fase potrà avvalersi anche di aiuti esterni. Riteniamo sia opportuno che il progetto diocesano sia fatto oggetto di un decreto specifico dell’Arcivescovo, non tanto per imporre dall’alto qualcosa che possa essere percepito come estraneo dalle realtà diocesane e parrocchiale, ma, al contrario, come segno di ratifica ad un lavoro frutto di un percorso fatto di partecipazione e coinvolgimento, e che in tal modo viene riconosciuto come importante e autorevole per tutti.
 
 7. Creazione dei servizi all’interno dell’Ufficio Solo in questa fase molto avanzata, si renderà necessario la creazione dei diversi settori all’interno dell’Ufficio stesso, che saranno modellati in base alle necessità del progetto elaborato, così da svolgere meglio il proprio servizio alle comunità e al territorio. Saranno coinvolte nuove figure, non facenti parte necessariamente dell’équipe dell’ufficio. Si andrebbe configurando la creazione di una commissione permanente per l’evangelizzazione e la catechesi, costituita dai diversi soggetti operanti.
 8. Implementazione e tutoraggio   Questa rappresenta la fase discriminante e quindi più delicata dell’intera progettazione. Pensiamo possa essere utile una prima fase diretta agli operatori parrocchiali, svolta nelle singole parrocchie unitamente al consiglio pastorale. Questo inserimento nella vita ordinaria delle comunità parrocchiali si rende necessario perché non intendiamo soltanto descrivere e spiegare il progetto, ma vogliamo sostenere e accompagnare la reale messa in atto, la quale necessita di un naturale adeguamento alle situazioni particolari e una certa “conversione pastorale” dell’intera parrocchia, dalla quale deriva il coinvolgimento del consiglio pastorale. Si potrebbe pensare, in una fase immediatamente successiva, anche il coinvolgimento delle famiglie dei bambini e dei ragazzi, per renderli attori protagonisti di questo cambiamento. Un criterio da tenere in grande considerazione in questa fase, sarà la gradualità e la modularità. Non sempre sarà possibile e utile cambiare tutto: si potrà anche procedere iniziando con una fascia d’età, con un gruppo di adulti o bambini che iniziano un percorso, lasciandosi guidare negl’interventi dalla scansione temporale e metodologia del R.I.C.A.  In fondo, la millenaria esperienza catecumenale alla quale la Chiesa ci chiede di ispirare l’azione evangelizzatrice, si configura come la graduale introduzione della persona nel Mistero di Cristo per far nascere la Vita Nuova. Questo sarà una traccia da seguire e un obiettivo da perseguire da parte dell’intera comunità, per un’autentica Rinascita.    
 
 9. Sussidiarietà (reperimento e consegna di risorse umane, strumenti, edizioni) Per favorire e rendere possibile l’implementazione del progetto nelle singole parrocchie, sarà necessario elaborare propri e specifici strumenti e sussidi da utilizzare nello svolgimento della catechesi: “si tratta di un impegno che manifesta la creatività e la competenza delle varie componenti della realtà ecclesiale” (IG 94). Inoltre, guidati dal principio di sussidiarietà, che non si esaurisce solo nella stampa di sussidi materiali, a causa della pluralità di azioni e di linguaggi messi in campo, riteniamo sia sapiente pensare anche ad una solidarietà e mobilità degli stessi operatori e catechisti, così da consentire un inter scambio e aiuto reciproco tra parrocchie e movimenti all’interno della stessa vicaria.  
 
 10. Formazione degli operatori  Nel nostro contesto odierno, “lo sforzo formativo risulta uno degli impegni prioritari e più richiamati anche nel magistero dei vescovi: la qualificazione è un compito vitale per una Chiesa che ha fiducia nel mandato ricevuto dal Risorto e nell’assistenza dello Spirito santo”. (IG 79)  La capacità di passare dalla fase della progettazione alla realtà delle buone prassi, dipenderà in buona misura dal servizio dei catechisti; di qui l’importanza, l’urgenza e, al tempo stesso, la delicatezza nella proposta di un percorso formativo adeguato per gli operatori.  Questa fase sarà svolta a livello vicariale, attraverso degli incontri mensili curati dall’équipe per la durata di un anno in modo concomitante alla fase di implementazione a livello parrocchiale. Si tratterà di mettere in atto il dinamismo della formazione in quanto processo per-formante, individuando gli scopi da raggiungere e, allo stesso tempo, offrendo gli strumenti intellettivi, spirituali, e motivazionali utili al fine. Gli obiettivi della formazione dei catechisti sono fondamentalmente due: maturare identità cristiane adulte – veri discepoli del Signore, testimoni del suo amore – e formare persone con una competenza specifica nella comunicazione della fede. (Cfr. IG 81) D’altra parte, seguendo le indicazioni del Direttorio Generale per la Catechesi le dimensioni della formazione del catechista sono espresse con tre verbi: essere, sapere e saper fare. Nel nostro pensare la formazione specifica della nostra diocesi, vorremmo aggiungere semplicemente un “per” nel significanza di “propter”. Questo indica che la formazione dei operatori sarà “per” la concretizzazione del nostro progetto di evangelizzazione e catechesi e soprattutto “per” il bene di questa nostra terra, lavorando “per” il Regno dei Cieli.  
 
 11. Verifica in itinere e dopo il primo triennio Sin da subito, dovremo mettere in cantiere anche una decisa volontà di costante verifica, con idonei strumenti metodologici, negli ambiti del presbiterio diocesano e del consiglio pastorale diocesano e parrocchiale. Essa dovrà tener conto di alcuni criteri:  un serio monitoraggio sul territorio dei dati del Battesimo dei bambini e del successivo coinvolgimento delle famiglie agli itinerari di iniziazione cristiana;  l’attuazione del progetto catechistico diocesano nella pluralità delle sue fasi e dimensioni;  la condivisione tra le parrocchie di buone pratiche ed esperienze di annuncio e catechesi;  il collegamento stabile dell’Ufficio catechistico diocesano con i coordinatori laici per la catechesi delle realtà territoriali, coi responsabili di associazioni e movimenti e con le altre agenzie coinvolte nel processo educativo della fede.
 
 12. Eventuale edizione del Catechismo diocesano “Nell'insieme degli strumenti per la catechesi eccellono i Catechismi. La loro importanza deriva dal fatto che il messaggio che essi trasmettono è riconosciuto come autentico e proprio dai Pastori della Chiesa”. (DGC 284) Se l'insieme dell'azione catechistica deve sempre far capo al Vescovo, possiamo ipotizzare la pubblicazione di un Catechismo Diocesano, elaborato con la partecipazione degli operatori della catechesi, sotto la responsabilità ultima dell’Arcivescovo, catechista per eccellenza nella nostra Chiesa particolare.  In questo contesto, la «previa approvazione della Sede Apostolica » (DGC 330) per il Catechismo Diocesano va intesa nel senso che esso è un documento, mediante il quale la Chiesa universale, nei differenti spazi socio-culturali ai quali è inviata, annuncia e trasmette il Vangelo e genera le Chiese particolari manifestandosi in esse. “L'approvazione di un Catechismo è il riconoscimento del fatto che è un testo della Chiesa universale per una determinata situazione e cultura”. (DGC 331)
 
 13. Aggiornamento e contestualizzazione ecclesiale Conclusa la fase che porterà all’adozione del progetto catechistico diocesano, l’Ufficio Catechistico Diocesano ogni anno sarà impegnato nel compito di studiare e proporre un percorso che porti a un aggiornamento e contestualizzazione del progetto e dei sussidi. Ogni anno, dietro indicazione dell’Arcivescovo, verrà elaborata una tematica trasversale derivante dalle istanze della Chiesa Cattolica, dai piani pastorali nazionali, dal progetto pastorale diocesano, dalla lettura dei segni dei tempi. Tale tematica non andrà a sovrapporsi al processo catechistico ordinario, ma andrà a integrarlo offrendo delle possibilità ulteriori all’azione catechistica ed evangelizzatrice oltre che rappresentare un importante strumento nella crescita della comunione diocesana. Luoghi favorevoli potranno essere: l’avvio dell’anno pastorale, la Quaresima, le celebrazioni liturgiche e pietistiche della Settimana Santa, le feste patronali, l’esperienza estiva del GrEst, i campi scuola parrocchiali e diocesano, il tempo dell’estate con il turismo religioso.  
 
 14. Formazione permanente  84. In cammino permanente Assicurare la formazione specifica di base a tutti i catechisti è decisivo, sia mediante l’impegno delle parrocchie, sia di apposite scuole diocesane; non è da trascurare nemmeno l’attenzione alla circolazione delle buone pratiche e delle esperienze positive vissute nelle varie comunità. L’Ufficio Catechistico Diocesano (UCD) curerà che la formazione in loco dei catechisti parrocchiali sia sempre in sintonia con il progetto diocesano. È pure compito dell’UCD predisporre occasioni e percorsi per una formazione più approfondita, anche in vista del conferimento del Mandato da parte del vescovo. Anche sotto la spinta derivante dalle nuove sensibilità per la formazione permanente, si incentiveranno i corsi di livello superiore, attraverso l’ausilio dei centri di studio specializzati. A questo obiettivo può concorrere tra l’altro la collaborazione con l’ISSR diocesano, che rappresenta una risorsa importante e non sempre adeguatamente valorizzata. In prospettiva, ogni parrocchia dovrebbe giungere ad avere qualche catechista formato secondo un percorso teologico articolato e sostenuto «dalla stima, dalla collaborazione e dalla preghiera dell’intera
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comunità», che svolga così il servizio di raccordo con la diocesi e sostenga l’evoluzione corretta e fruttuosa del progetto. In tal modo si andrebbe a configurare una formazione permanente a livello vicariale e diocesano.

 


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