Collocato lo stemma dell'arcivescovo
S.E.Monsignor Angelo Raffaele Panzetta
“Testificari evangelium gratiae” (At 20,24): questo il motto che campeggia sullo stemma episcopale di monsignor Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, collocato all'entrata del palazzo della diocesi.
Un motto che è ispirato alle parole che l’Apostolo Paolo rivolge agli anziani di Efeso dopo averli fatti giungere da lui a Mileto e ricorda la sintesi reale del compito affidatogli da Gesù, che è quello di “rendere testimonianza al vangelo della grazia di Dio” (testificari evangelium gratiae Dei).
Motto che è anche l’obiettivo ultimo individuato dall'arcivescovo per il suo nuovo ministero episcopale: essere un testimone della grazia di Dio, ossia un segno credibile della bontà salvifica del Padre che si è manifestata definitivamente in Cristo.
Riguardo allo stemma dell’arcivescovo Panzetta, si tratta di uno scudo inquartato d’argento e d’azzurro: nel 1° alla fiamma di rosso; nel 2° alla stella (7) del primo; nel 3° a due burelle ondate dello stesso, sostenenti una barca con vela d’oro; nel 4° al castello torricellato di tre pezzi al naturale, aperto e finestrato del campo.
Per questo stemma è stato adottato uno scudo di foggia cosiddetta “inglese”, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica, mentre la croce patriarcale è “lanceolata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
L’ornamento esterno allo scudo, caratterizzante lo stemma di un Arcivescovo, oltre ai venti fiocchi verdi, è la croce astile arcivescovile. Tale croce, detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli arcivescovi.
Il castello, che campeggia nel quarto quadrante, vuole richiamare sia l’origine di don Angelo, Pulsano nel tarantino, nel cui centro sorge il castello De Falconibus, sia i luoghi di destinazione, le terre crotonesi, ricche anch’esse di castelli medievali.
Sul quadrante superiore appare la stella, classico simbolo dell’iconografia mariana che ricorda il santuario di Pulsano dedicato alla Madonna di Lourdes ma costituisce anche richiamo alla Stella Maris uno dei tanti titoli assegnati a Maria, la nostra Madre Celeste.
La fiamma, posta nel primo quadrante, simboleggia la grazia pentecostale dello Spirito Santo che dovrà illuminare il Vescovo Angelo, chiamato a guidare questa porzione del popolo di Dio affidato alle sue cure pastorali, una porzione della Chiesa qui raffigurata dalla barca di Pietro, spinta dal vento dello stesso soffio divino.
I colori dello scudo sono l’argento e l’azzurro: il primo è il colore simbolo della trasparenza, quindi della Verità e della Giustizia, doti che devono corredare quotidianamente lo zelo pastorale del Vescovo; l’azzurro è il colore simbolo della incorruttibilità del cielo, delle idealità che salgono verso l’alto; rappresenta il distacco dai valori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio.
Lo stemma è stato realizzato con maestria dalla “becreativ” di Gianfranco Cirillo di San Mauro Marchesato (KR) che l'arcidiocesi intende ringraziare per l'impegno profuso.
“Per la realizzazione di questo stemma abbiamo utilizzato una tecnica di lavorazione chiamata "basso rilievo" cioè scolpire un'immagine tridimensionale all'interno di un corpo solido lasciando in rilievo la parte interessata a dar forma all'immagine e sottraendo da essa il superfluo. L'intero lavoro è stato progettato in forma tridimensionale utilizzando software Cad 3d, sgrossato con macchine a controllo numerico e rifinito completamente a mano utilizzando gli antichi metodi di lavorazione scalpellina. E’ stato utilizzato un Marmo di Trani con spessore da 10cm, rifinito con tecnica a contrasto di lucidatura e graffiatura con sfondo burattato a buccia d'arancia e coste smussate e lucidate.